mercoledì 24 aprile 2013

SIAMO ANCORA IN TEMPO?!


Vorrei modestamente invitare il mio partito (almeno per ora..) a riflettere ulteriormente sulle decisioni assunte nella direzione di ieri e sulle conseguenze che esse rischiano di avere. Avevo proposto, e la rilancio qui, una consultazione degli aderenti, meglio ancora, un vero e proprio referendum,  previsto peraltro dallo statuto del Pd per “ascoltare” ciò che pensa la base su come affrontare la situazione creatasi con il risultato elettorale.
La decisione di sostenere le soluzioni che il Capo dello Stato indicherà nella costruzione di un governo di “larghe intese”, qualunque esse siano,  non corrisponde minimamente all’orientamento prevalente tra i nostri aderenti ed i nostri elettori. Tanto meno rappresenta la posizione politica esposta e sostenuta in tutta la recente campagna elettorale,né i tentativi effettuati per la costituzione di un governo di cambiamento o per la ricerca di una candidato condiviso per il Quirinale. Oltre ad essere politicamente errata.
La tragica ed insensata gestione delle dinamiche di quest’ultima vicenda, l’elezione del Presidente appunto, ha fatto precipitare tutto quanto e - questa è l’unica lettura possibile - emergere una posizione opposta.Probabilmente l’idea di un “governissimo” o comunque di una riproposizione della “strana maggioranza montiana” qualcuno l’ha ben coltivata e mai abbandonata, nonostante le posizioni ufficiali, fino a cogliere il momento apparentemente propizio per farla divenire l’unica soluzione praticabile.
Continuo a chiedermi ed a chiedere, senza ottenere risposta,perché non si sia deciso di provare a sostenere la candidatura Rodotà al Quirinale e poi si sia accelerato, senza un minimo confronto, sulla soluzione di un secondo mandato del Presidente Napolitano;  comprendo la posizione che trova “giustificazione”unicamente nel tentativo disperato di ricomporre l’atteggiamento di voto dei grandi elettori Pd ed evitare una definitiva deflagrazione dello stesso Pd indiretta televisiva. Ma vorrei far presente che quella soluzione non ha ottenutolo stesso risultato (voglio essere perfino ottimista) tra aderenti ed elettori,i quali, in buona misura, continuano a porsi la mia stessa domanda e non comprendono i motivi degli atteggiamenti assunti.
Se ora, su questa situazione ancora tutta da chiarire e con atteggiamenti diffusi di incertezza sul senso dell’adesione stessa al partito,facciamo calare anche un acritico ed incondizionato sostegno alla soluzione per un governo di “larghe intese”, credo non sia troppo complesso comprenderne gli effetti distruttivi.
Ho idee e proposte, peraltro già ripetutamente “postate”anche sulle bacheche di dirigenti e parlamentari su quale ipotesi di soluzione percorrere, ma sono le mie valutazioni, non quelle di un collettivo, per cui mi astengo dal riproporle qui. Ma non commettiamo l’ultimo irreparabile errore! Sosteniamo unicamente un esecutivo di “emergenza democratica”, che affronti le quattro drammatiche urgenze del Paese, senza una partecipazione diretta al governo e poi torniamo a dar la voce al popolo sovrano!
Nel frattempo affrontiamo un percorso ed una discussione congressuale finalmente chiara su cosa pensiamo e vogliamo debba essere il Pd: quale profilo politico culturale definito debba avere, quale conseguente modello organizzativo e gestionale, quale collocazione internazionale. Cercando di non anticipare “spinte alla fuoriuscita” (tali risultano alcuni atteggiamenti di autorevoli dirigenti nazionali) ma cercando invece di far essere questo percorso il vero cantiere per una nuova Sinistra dell’eguaglianza,del lavoro, dei diritti e del “territorio”. Una Sinistra radicalmente ecologista, che rifiuta il liberismo , che fa dei territori il suo centro, che fa politica ma anche cultura, che amministra e crea senso, speranza e voglia di futuro! Questi, ovviamente, sono  i miei desiderata…

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