L’ubriacatura liberista che ci ha
portati alla devastante crisi di sistema che, seppur fuori tempo, caratterizza
ancora l’azione del governo Renzi (e del “suo” pd) sembra imporre ai propri “adepti”
la produzione di proposte (in serie) tendenti all’ulteriore indebolimento della
già provata democrazia nostrana.
Il mantra delle fusioni tra
comuni, senza un reale disegno strategico, senza percorsi
politico-partecipativi di costruzione e condivisione, torna a trasmettere le
proprie vibrazioni demagogiche in avvicinamento alla scadenza delle elezioni
regionali. Dirigenti di partito, consiglieri e amministratori in cerca di
futuro si fanno paladini di nuove campagne “pro-fusioni”.
Iniziate a discutere e agite per
tagliare indennità, vitalizi (per davvero!), rimborsi ai gruppi, spese di
gestione, doppi e tripli incarichi, rimborsi spese dei consiglieri regionali e
poi saremo disponibili a partecipare ad una discussione seria, basata su
esperienze e modelli istituzionali efficaci e rispettosi delle disposizioni
costituzionali, in grado di portare un reale miglioramento alle condizioni di
funzionamento dei servizi e di gestione delle funzioni, che alimentino la
partecipazione dei cittadini e il dispiegamento di una democrazia sostanziale.
Confrontiamoci su modelli politico-culturali
ed economici di gestione ottimale, verifichiamo davvero quali siamo i migliori
per la gestione dei servizi essenziali (acqua in primis) e restituiamo alle
rappresentanze elettive poteri di indirizzo e controllo reali, non quelli
residuali e fittizi definiti con l’avvento del decisionismo maggioritario.
Di assistere a discussioni
periodiche che hanno tutto il tono di dispute campanilistiche o, peggio,
personalistiche tra ceto politico (più preoccupato del proprio “domani” che del
miglior assetto delle istituzioni) siamo
sinceramente stufi.
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