mercoledì 31 dicembre 2014

CACCIA E COMPETENZE: Buona amministrazione, insipienza, cialtroneria o dolo?!

Con la presunta cancellazione delle province si sta facendo affollata la corsa ad accaparrarsi le competenze (e con esse, soprattutto, la ripartizione delle risorse economiche gestiste). In Toscana il caso delle deleghe in materia di difesa della fauna (già caccia e pesca) è particolarmente illuminante.
La Regione ha deciso di affidare agli ATC (ambiti territoriali di caccia, organismi non ben inquadrati da un punto di vista giuridico) parte delle competenze che sulla materia in questione erano finora attribuite alle province.
In queste ore l’attenzione dei mezzi d’informazione e di alcune associazioni ambientaliste si sta concentrando sull’uso e la quantità delle risorse economiche per il settore. Pur condividendo, almeno in parte, lo spirito dei rilievi mossi mi permetto di avanzare un’obiezione e di rilanciare su di un altro tema.
L’obiezione consiste nel fatto che, pur discutendo in un momento di gravissima crisi economica e sociale e di tagli ai bilanci pubblici, è bene ricordare, per necessaria onestà, che le risorse spese in questo settore provengono unicamente dalle tasse e dai contributi versati dai possessori della licenza di caccia e di pesca.
L’altro tema, a mio parere ancor più rilevante e sostanziale, consiste nel fatto che, con la decisione della Regione Toscana di attribuire agli ATC le competenze gestionali e di spesa sulla materia della “protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio” si viola palesemente il principio di trasparenza e, quindi, del controllo democratico sulla gestione di un bene pubblico. Infatti, la legge quadro nazionale, la 157 del 1992, definisce appunto la fauna selvatica un patrimonio pubblico (L. 157/92 Art. 1. La fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutelata nell'interesse della comunità nazionale ed internazionale) appartenente unicamente allo Stato. Ragione per cui, la sua gestione deve osservare principi e norme in materia di imparzialità, trasparenza, controllo da parte dei cittadini tutti. Quei cittadini che sono - cacciatori, pescatori, protezionisti o animalisti – gli unici beneficiari della gestione sostenibile del bene in questione (la fauna).
Sarebbe necessario ed utile interpellare qualche livello di magistratura per avere un parere autorevole su questa vicenda, per sapere se gli organismi individuati possano ritenersi in grado (proprio per la loro natura giuridica e per l’assenza di competenze tecnico-scientifiche interne) di soddisfare a pieno i principi sopra richiamati e per poter giudicare, infine, se di corretta amministrazione, d’insipienza, cialtroneria o dolo si debba parlare.

Giacomo Sanavio

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