lunedì 24 novembre 2014

Elezioni regionali: chi avrebbe vinto?!

Ha poco di cui esser soddisfatto il premier-segretario: l’unico “partito” ad aver vinto le elezioni regionali di Emilia Romagna e Calabria è quello dell’astensione. Un’astensione annunciata, temuta, causata.

Annunciata: per la delusione e la mancanza di proposte politiche in grado di far sentire protagoniste le istanze sociali della maggioranza dei cittadini, per l’assenza di soggetti in grado di “scaldare il cuore” di un elettorato senza più riferimenti né fiducia ed in balia degli effetti devastanti della crisi del modello economico e sociale.
Temuta per il rischio che porta con se: di chiusura egoistica e ricerca di risposte forti; di semplificazione e con seri rischi di deriva autoritaria (il dato della Lega di Salvini è emblematico, come pure i finanziamenti della banca di Putin alla Le Pen!).

Causata dall’assurda deriva maggioritaria a cui siamo voluti andare incontro: la “vocazione maggioritaria” sta costruendo una democrazia zoppa, che allontana i poteri pubblici dai cittadini, che rafforza una concezione “privatistica” della politica e delle istituzioni. Causata, ancora, da una riduzione delle istituzioni democratiche e delle rappresentanze, un tempo elettive, a meri luoghi di gestione di un potere funzionale a creare consenso al capo-partito premier ed alle sue maggioranze interne.

La soglia di sbarramento è stata messa alla democrazia. E le leggi elettorali che stanno approvando nelle regioni o quella partorita al “Nazareno” per il Parlamento, non fanno che aumentare questa deriva plebiscitario-elitaria, lesiva del tessuto vivo della Costituzione repubblicana (non a caso, anche su questo fronte, antifascista) e del diritto alla rappresentanza in essa sancito.

Se chi vince si fa le regole su misura, se l'idea di democrazia è quella della vocazione maggioritaria da premiare con abbondanza di seggi, se la rappresentanza e l’assetto costituzionale sono l'orpello da sacrificare sull’altare dell’ideologia “del fare”, l’astensionismo non sarà che la fase di passaggio verso una deriva rischiosa e,temo, violenta.

Il modello di democrazia che si va costruendo non assomiglia affatto a quella di stampo anglosassone (che non mi piace e non auspico) ma si uniforma sempre più ad un modello autoritario e populista
.

Non mi pare proprio vi sia nulla da festeggiare della giornata elettorale di ieri.

1 commento:

  1. Concordo in toto con te Giacomo.
    Purtroppo gli italiani negli anni '90 si sono fatti abbindolare da maggioritario, elezione diretta del sindaco e spoils system. Ora ne raccogliamo i frutti avvelenati.

    RispondiElimina