Ha poco di cui esser soddisfatto il premier-segretario: l’unico “partito”
ad aver vinto le elezioni regionali di Emilia Romagna e Calabria è quello dell’astensione.
Un’astensione annunciata, temuta, causata.
Annunciata: per la delusione e la mancanza di proposte politiche in
grado di far sentire protagoniste le istanze sociali della maggioranza dei
cittadini, per l’assenza di soggetti in grado di “scaldare il cuore” di un
elettorato senza più riferimenti né fiducia ed in balia degli effetti
devastanti della crisi del modello economico e sociale.
Temuta per il rischio che porta con se: di chiusura egoistica e ricerca
di risposte forti; di semplificazione e con seri rischi di deriva autoritaria
(il dato della Lega di Salvini è emblematico, come pure i finanziamenti della
banca di Putin alla Le Pen!).
Causata dall’assurda deriva maggioritaria a cui siamo voluti andare
incontro: la “vocazione maggioritaria” sta costruendo una democrazia zoppa, che
allontana i poteri pubblici dai cittadini, che rafforza una concezione “privatistica”
della politica e delle istituzioni. Causata, ancora, da una riduzione delle
istituzioni democratiche e delle rappresentanze, un tempo elettive, a meri
luoghi di gestione di un potere funzionale a creare consenso al capo-partito premier
ed alle sue maggioranze interne.
La soglia di sbarramento è stata messa alla democrazia. E le leggi
elettorali che stanno approvando nelle regioni o quella partorita al “Nazareno”
per il Parlamento, non fanno che aumentare questa deriva
plebiscitario-elitaria, lesiva del tessuto vivo della Costituzione repubblicana
(non a caso, anche su questo fronte, antifascista) e del diritto alla rappresentanza
in essa sancito.
Se chi vince si fa le regole su misura, se l'idea di democrazia è quella
della vocazione maggioritaria da premiare con abbondanza di seggi, se la
rappresentanza e l’assetto costituzionale sono l'orpello da sacrificare sull’altare
dell’ideologia “del fare”, l’astensionismo non sarà che la fase di passaggio verso
una deriva rischiosa e,temo, violenta.
Il modello di democrazia che si va costruendo non assomiglia affatto a
quella di stampo anglosassone (che non mi piace e non auspico) ma si uniforma
sempre più ad un modello autoritario e populista
.
Non mi pare proprio vi sia nulla da festeggiare della giornata
elettorale di ieri.
Concordo in toto con te Giacomo.
RispondiEliminaPurtroppo gli italiani negli anni '90 si sono fatti abbindolare da maggioritario, elezione diretta del sindaco e spoils system. Ora ne raccogliamo i frutti avvelenati.