mercoledì 7 luglio 2010

ENERGIE RINNOVABILI E SUOLO AGRICOLO: due risorse fondamentali.

In questi giorni è ampio il dibattito sui numerosi progetti per campi fotovoltaici di grandi dimensioni da realizzarsi a terra in aree agricole e su terreni fertili, spesso vocati a produzioni di pregio. A preoccupare sono la sottrazione del suolo agricolo, l’impatto ambientale, oltre alle conseguenze sui suoli che potrebbero derivare da una eventuale gestione poco oculata degli impianti e dai necessari interventi di bonifica del territorio che si dovranno realizzare quando essi avranno raggiunto l’obsolescenza tecnica.
Si condivide appieno l’opinione in base alla quale la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, ed in particolare la tecnologia fotovoltaica, debba essere promossa in ragione di tutti i numerosi benefici che è in grado di produrre e che non staremo qui a ricordare. Ciò nonostante ogni progetto deve essere attentamente valutato in riferimento alle dimensioni degli impianti ed alle aree in cui vengono proposti, alla luce di un bilancio obiettivo tra costi/benefici (anche ambientali) che lo stesso è in grado di produrre, che tenga in considerazione la possibilità di realizzarli in ambiti ove gli effetti negativi possano essere ridotti al minimo. Occorre considerare inoltre che, anche trascurando l’enorme disponibilità di coperture di edifici per le quali la decisione di realizzare impianti fotovoltaici spetta evidentemente ai proprietari, la potenza installabile nelle aree già degradate, quali ex zone industriali, discariche esaurite, recuperi ambientali di cave ecc. ecc., risulta comunque rilevante ed in grado molto probabilmente di soddisfare le necessità della nostra regione.
Vale la pena, inoltre, evidenziare che nella maggior parte dei casi le ipotesi che spesso sentiamo formulare o che leggiamo sui giornali relativamente alla possibile convivenza, sullo stesso sito, dell’attività agricola con i parchi fotovoltaici, risultano infondate. Non si può ipotizzare, infatti, la coesistenza tra impianti e colture, per comprensibili motivi di spazio e di tecniche di lavorazione. E’ inoltre noto che la vita media di questi impianti è superiore ai venti anni e che le strutture richieste per la loro realizzazione rendono la trasformazione del suolo sostanzialmente irreversibile.
L’uso del suolo agricolo per l’installazione di impianti finalizzati alla produzione di energie rinnovabili è auspicabile solo se limitata allo sviluppo della multifunzionalità delle aziende agricole. Appare invece preoccupante perseguire un uso industriale di tali produzioni poiché tale direzione porterebbe alla sottrazione di terreni deputati alla produzione di cibo, deteriorando ulteriormente il settore agroalimentare provinciale.
Il paesaggio, oltre ad essere un bene collettivo, svolge una funzione sociale in quanto elemento identificativo per chi vi abita, per la Toscana anche identitario! Tutte le politiche di marketing territoriale prendono le mosse da questa risorsa e non può esistere un progetto di valorizzazione del territorio in assenza di un preciso piano di tutela e valorizzazione del paesaggio, a maggior ragione se ci si riferisce al paesaggio agrario, unico elemento di naturalità. Lo stesso Piano Paesaggistico Regionale (per ora solo adottato) in vari punti evidenzia la necessità impellente di tutelare il paesaggio agrario evitando di realizzare opere ed infrastrutture che contrastino con i connotati identitari dello stesso; e il nuovo programma di governo della nostra Regione, su questo specifico aspetto, spinge ulteriormente avanti con un impegno forte nella direzione della riduzione del consumo di suolo e della tutela del territorio rurale. La disponibilità di terre fertili, infatti, costituisce una risorsa limitata e non rinnovabile, continuamente soggetta ad erosione (negli ultimi 40 anni l’Italia ha perso oltre 5 milioni di ettari di terreni agricoli!) con un ampliamento non sempre razionale dell’edificato, molto spesso scollegato da esigenze di soddisfacimento di fabbisogno abitativo connesso all’incremento demografico o da necessità dettate da nuove iniziative produttive.
Queste dunque le ragioni che ci spingono a chiedere maggiore attenzione e rispetto per le terre fertili che ancora esistono nel territorio ed, allo stesso tempo, una programmazione condivisa che tenga da conto di una doppia esigenza: diffusione delle fonti energetiche rinnovabili e salvaguardia del suolo agricolo e del paesaggio. Riuscendo così a prevenire e risolvere il rischio di un conflitto politico-culturale che potrebbe veder contrapposte due legittime e fondamentali esigenze.

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