Confermo la valutazione sull'esito delle elzioni regionali e su un dato che segnala delle novità, al contempo mi sembrano evidenti una serie di elementi estremamente preoccupanti e forti ritardi sul piano della capacità di farsi percepire come alternativa.
Il Pd non c'è ancora, è un dato di fatto. Se ora riparte, come sta già ripartendo, il tritacarne delle rese dei conti interne, saremo punto e a capo e, forse, non ci risolleveremo più. Il carattere della sconfitta che abbiamo di fronte è di tipo culturale. Lo è da almeno 20 anni. Da quando abbiamo dichiarat fallite le ideologie e non le abbiamo rimpiazzate né con le idee, né con un forte profilo programmatico, né, tantomeno, con un "sogno". Nel frattempo si è affermata l'ideologia populista del piccolo Cesare. La deriva è confermata e caratterizzata dal risultato della Lega: egoismo identitario e ideologizzazione della paura, ne sono gli ingredienti fondamentali. E questo rappresenta davvero un pericolo.
Il lavoro necessario è, quindi, di ricostruzione culturale. Lungo e faticoso. Sicuramente dal basso. Ma, quante idee diverse possono davvero convivere se manca un collante identitario? O anche la semplice condivisione di visioni o di profili di etica pubblica? E, in quanti sono disponibili a dare una mano? Senza aver assicurato nessuna incarico. Si, lo so che sto dicendo una cosa grave. Però, è vero o no che ci sono persone che dicono di far politica ma che di fatto promuovono solo se stessi, la propria carriera?!
Ce la faremo?
Io, voglio ancora crederci. Bisogna partire dalla vita quotidiana, dalle trasformazioni; bisogna costruire un partito in grado di conoscere e stare tra la gente e con la gente, con la modestia per voler comprendere, con la forza ideale necessaria a poter convincere. Ma dovremo perdere ancora. Sicuramente voti, ma, soprattutto, opportunisti e tanti tanti personaggi mediocri...
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