Il risultato che le primarie hanno confermato è chiaro e netto: Bersani è il nuovo Segretario del Partito Democratico, il Pd deve essere un Partito popolare, la sfida è ora costruire l’alternativa per il governo del paese.
Dunque, al lavoro.
Costruire il partito rafforzandone l’organizzazione e radicandolo in ogni parte del paese. Con i propri circoli, gruppi dirigenti aperti, iscritti, militanti e volontari: insomma un partito popolare. Senza dimenticare che serve anche trovare strumenti nuovi che rendano più fecondo il rapporto non solo con gli iscritti. I tre milioni di ieri vanno coinvolti e tenuti insieme: lavoro sui territori, uso della rete, consultazioni aperte sui temi fondamentali. Sono certo che il nuovo segretario riuscirà a rendere vivo questo rapporto e così il Pd sarà nei fatti diverso e migliore. Tutto questo si renderà possibile mettendo alla prova una generazione nuova che si è già costruta a livello locale e che lui ha riconosciuto in questi mesi. Si tratta di una classe dirigente che può portare nuove culture, nuove sensibilità e freschezza politica.
L’alternativa che vogliamo costruire. L’emergenza democratica ha raggiunto ormai livelli di guardia. Non basterà più essere intransigenti con la destra. Siamo in una fase nella quale bisogna essere inflessibili ma anche avere la capacità di indicare una strada alternativa per portare il Paese fuori dal pantano. Cominciando da un tema urgente, quello del lavoro. Per confermare la parola d’ordine: opposizione e alternativa. Ricordandoci che la nostra ambizione è, e deve essere, il cambiamento! Anche di modello, a partire dal mettere al centro il tema dei temi: l’ambiente ed il senso del limite.
La prossima impegnativa sfida è poi quella delle regionali di marzo. Per farcela servono buone e forti alleanze. Ogni territorio deve costruire quelle che Bersani chiama «convergenze democratiche di progresso». Ciò deve avvenire sulla base di programmi chiari. Guardando a tutte le forze in campo, disponibili ad accettare le sfide di governo. Solo così si risolverà anche il dilemma di alleanze allargate all’UDC.
Infine, un appello con le parole di Vittorio Foa: “mi sento di indicare un obiettivo per il futuro: lavorare per l'unità. Lavorare per l'unità sapendo di essere diversi senza pretendere di essere uguali. E rispettando le differenze che stanno alla base del progresso umano”.
Il Pd che esce da questo congresso può farlo, essendo più forte ed avendo fatto un passo avanti decisivo nel definire il proprio profilo di forza riformatrice e la propria identità culturale.
Auguri Segretario. Buon futuro al Pd ed all’Italia.
Giacomo Sanavio
Assessore Provincia di Pisa
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