giovedì 27 settembre 2018

Dopo il fuoco


Mentre sono ancora in corso le operazioni di spegnimento del disastroso incendio del Monte Pisano, ringraziando tutti, e ciascuno, gli operatori dell’Antincendio (strutturati e volontari), le istituzioni (Sindaci e Comuni, Regione, Dipartimento della Protezione Civile), col pensiero rivolto alle persone ancora fuori dalle loro case e, con particolare apprensione, a coloro che hanno perso casa e beni, al patrimonio ambientale e boschivo andato distrutto, alle aziende agricole ed ai proprietari di terreni sul monte che hanno perduto olivete, castagnete, mezzi, in attesa dei lunghi giorni delle bonifiche a terra, credo sia già il momento di rimboccarsi le maniche per pensare a ricostruire.
Gli oltre mille ettari percorsi dall’incendio (a Calci, Vicopisano, Vecchiano, Buti) lasciano ora un bisogno assoluto di attenzione e di interventi urgenti (l’arrivo delle piogge autunnali porteranno un’ulteriore disastrosa conseguenza: il dissesto) e di più lungo periodo. La convergenza e la comunanza d’intenti tra le istituzioni (Comuni, Regione, Stato) deve essere il pre-requisito, da pretendere. Abbiamo ascoltato le parole e gli impegni del Presidente Rossi, la disponibilità e le promesse fatte dal Ministro Centinaio, ora si tratta di passare all’azione. Concretamente, con intelligenza e attenzione alle fragilità ed ai bisogni del territorio.
Il disastro deve ora trasformarsi in una grande opportunità, quella mai realizzatasi per limiti e impedimenti formali e sostanziali: mettere in sicurezza il Monte e offrire sostegno alle politiche di sviluppo faticosamente messe in campo localmente nel corso degli ultimi anni. Costruirne di nuove attorno alle vocazioni ambientali, paesaggistiche, agricole e turistiche (di turismo dolce, lento).
Ottenute le risorse per l’emergenza e per il ristoro dei danni subiti da privati e aziende, occorrerà pensare ad un piano straordinario di interventi: ripristini e sistemazioni idrogeologiche, forestazione razionale e diffusa (cogliendo anche l’occasione per sostituire quanto più pino marittimo possibile!), sostegno alla ricostruzione di un sistema agricolo produttivo, riqualificazione ambientale. Indispensabile sarà evitare ogni tipo di speculazione ed ogni potenziale distorsione delle reali vocazioni territoriali nonché destinare una quantità di risorse adeguata, la cui quantificazione deve essere oggetto di una progettazione attenta ma certamente non inferiore ai 30/40 milioni di euro.
Ultimo tema: il coordinamento, le competenze di gestione unitaria del contesto territoriale, la partecipazione. Nell’emergenza, non sarebbe male avere un Commissario regionale, anche scelto tra i sindaci, nell’assetto definitivo, un Ente territoriale unico. Magari, perché no, con un soggetto che assomigli molto ad una grande area protetta del Monte Pisano. Raccogliamo le idee, i desiderata, i progetti, facciamo percorsi di partecipazione ma la competenza a decidere ed a governare le scelte rimanga saldamente nelle mani delle istituzioni, con il supporto della tecnica, imparando dagli errori del passato, consapevoli della storia del Monte e delle sue eredità.

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