Mentre sono ancora in corso le operazioni di spegnimento del disastroso
incendio del Monte Pisano, ringraziando tutti, e ciascuno, gli operatori
dell’Antincendio (strutturati e volontari), le istituzioni (Sindaci e Comuni,
Regione, Dipartimento della Protezione Civile), col pensiero rivolto alle
persone ancora fuori dalle loro case e, con particolare apprensione, a coloro
che hanno perso casa e beni, al patrimonio ambientale e boschivo andato
distrutto, alle aziende agricole ed ai proprietari di terreni sul monte che
hanno perduto olivete, castagnete, mezzi, in attesa dei lunghi giorni delle
bonifiche a terra, credo sia già il momento di rimboccarsi le maniche per
pensare a ricostruire.
Gli oltre mille ettari percorsi dall’incendio (a Calci, Vicopisano, Vecchiano,
Buti) lasciano ora un bisogno assoluto di attenzione e di interventi urgenti
(l’arrivo delle piogge autunnali porteranno un’ulteriore disastrosa
conseguenza: il dissesto) e di più lungo periodo. La convergenza e la comunanza
d’intenti tra le istituzioni (Comuni, Regione, Stato) deve essere il
pre-requisito, da pretendere. Abbiamo ascoltato le parole e gli impegni del
Presidente Rossi, la disponibilità e le promesse fatte dal Ministro Centinaio,
ora si tratta di passare all’azione. Concretamente, con intelligenza e
attenzione alle fragilità ed ai bisogni del territorio.
Il disastro deve ora trasformarsi in una grande opportunità, quella mai
realizzatasi per limiti e impedimenti formali e sostanziali: mettere in
sicurezza il Monte e offrire sostegno alle politiche di sviluppo faticosamente
messe in campo localmente nel corso degli ultimi anni. Costruirne di nuove
attorno alle vocazioni ambientali, paesaggistiche, agricole e turistiche (di
turismo dolce, lento).
Ottenute le risorse per l’emergenza e per il ristoro dei danni subiti da
privati e aziende, occorrerà pensare ad un piano straordinario di interventi:
ripristini e sistemazioni idrogeologiche, forestazione razionale e diffusa
(cogliendo anche l’occasione per sostituire quanto più pino marittimo possibile!),
sostegno alla ricostruzione di un sistema agricolo produttivo, riqualificazione
ambientale. Indispensabile sarà evitare ogni tipo di speculazione ed ogni
potenziale distorsione delle reali vocazioni territoriali nonché destinare una
quantità di risorse adeguata, la cui quantificazione deve essere oggetto di una
progettazione attenta ma certamente non inferiore ai 30/40 milioni di euro.
Ultimo tema: il coordinamento, le competenze di gestione unitaria del
contesto territoriale, la partecipazione. Nell’emergenza, non sarebbe male
avere un Commissario regionale, anche scelto tra i sindaci, nell’assetto
definitivo, un Ente territoriale unico. Magari, perché no, con un soggetto che
assomigli molto ad una grande area protetta del Monte Pisano. Raccogliamo le
idee, i desiderata, i progetti, facciamo percorsi di partecipazione ma la
competenza a decidere ed a governare le scelte rimanga saldamente nelle mani
delle istituzioni, con il supporto della tecnica, imparando dagli errori del
passato, consapevoli della storia del Monte e delle sue eredità.
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