martedì 22 gennaio 2019

Perché l’ammucchiata Calenda non mi convince?


Perché c'è bisogno di partire dai bisogni che spingono le persone a rifugiarsi nelle proposte demagogiche dei populisti (o sovranisti, se preferite) e non di perseverare proseguendo nel vicolo cieco del neoliberismo, sociale e istituzionale, oltreché economico.

La globalizzazione liberista, realizzatasi (purtroppo) grazie alla stagione dei governi progressisti, senza regole e senza equilibri, produce e produrrà nuove povertà e nuovo sfruttamento, oltre ad essere causa della distruzione della capacità di rigenerazione delle risorse naturali del pianeta.



È da un Marx rivisitato in chiave ecologica e ambientale (conversione del sistema economico produttivo, in primis) che si dovrebbe ripartire, non dalle “risorse di Confindustria”. Occorre rifarsi dall'elaborazione di un profilo culturale e politico, poi si penserà agli assetti ed alle scadenze elettorali. Ma, a sinistra, tutto si è disciolto proprio perché non vi è più collante culturale identitario. Mi sembra si voglia solo fare una brutta copia dell'ulivo, senza spinta dal basso di nessun genere, politicamente ancora più a destra.



Non vedo, francamente, le possibilità, almeno a breve, di nuove unità e sodalizi virtuosi. 
Personalmente, non mi sento distante da chi prova rabbia per classi dirigenti del cosiddetto centrosinistra che hanno assecondato, quando non gestito in prima persona, il concretizzarsi di un processo che ha visto la massima concentrazione di potere economico e decisionale nelle mani di ristrette élite (per il vero, molto poco raffinate), un innalzamento della produttività mai registrato nella storia dell'umanità, un aumento di ricchezza spaventoso e un così generalizzato e dilagante esplodere di povertà. Se oggi i penultimi ce l'hanno con gli ultimi è solo per questo motivo. E la responsabilità, quella di chi avrebbe potuto far sì che le cose andassero diversamente e non l'ha fatto, sta tutta dalla nostra parte.



Uguaglianza, redistribuzione, conversione ecologica, sobrietà, un nuovo modello di stato sociale, cultura, clima, solidarietà, sono alcune delle parole d’ordine che sarebbe necessario ed urgente scrivere e declinare in un manifesto di valori e programmatico per una sinistra che abbia senso e, sperabilmente, qualche prospettiva.


#europeisti #elezionieuropee2019 #sinistra

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